
| La sala, così chiamata per le quattro colonne che l'adornano, insieme alle due attigue camerette (indicate come Sala degli stendardi della cavalleria e Sala dei labari dei reparti d’assalto) fu costruita sotto il pontificato di Benedetto XIV Lambertini (1740-1758) al fine di contenere l’“Archivio Nuovo”. Gli ambienti furono arredati con credenzoni in noce intagliati con le armi del papa e con tavoli per gli archivisti. Le finestre erano dotate di sportelli rimovibili, per preservarle dagli eventuali danni causati dai fuochi d'artificio che avevano luogo periodicamente sulla terrazza sovrastante. Il 4 luglio 1798, durante l'occupazione francese, i documenti furono frettolosamente trasferiti in Vaticano, loro sede attuale, utilizzando allo scopo il Passetto di Borgo. L'arredo andò completamente distrutto nel 1799. La moderna decorazione a tempera delle tre volte ribassate si lega all'istituzione del Museo (1925), originariamente destinato ad accogliere i cimeli dell’Esercito italiano. La rappresentazione naturalistica a trompe l'oeil, realizzata nel 1926 e ispirata a temi patriottici e di guerra, si deve a Duilio Cambellotti. Nella Sala delle Colonne la scena è delimitata da rilievi in stucco ed intrecciata con alberi di alloro a colori tenui. Nella Saletta dei Labari dei reparti d’assalto, gagliardetti, nastri e bandiere, emblemi e stendardi delle varie epoche della storia italiana si fondono con motivi plastici ad ellisse. Nella Sala degli Stendardi della Cavalleria, infine, un trama festosa di bandiere sabaude, papali, lombarde si unisce a gruppi di teste di cavalli che emergono dalla volta tra intrecci di braccia che brandiscono armi. Le sale sono oggi destinate ad ospitare mostre temporanee. |