Beni Culturali Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per il Polo Museale della città di Roma

5.7 Sala di Amore e Psiche

 5.7. SALA AMORE E PSICHE, dettaglio (La serva racconta a Carite la storia di Amore e Psiche)

 Sala di Amore e Psiche

Questo raccolto e prezioso ambiente, decorato da Perin del Vaga e aiuti tra il 1545 e il 1546, fu la camera da letto di Paolo III Farnese (1534-1549). Il soffitto, a cassettoni, è ornato da grottesche su fondo oro, da rilievi con unicorni affrontati (emblemi del castellano Tiberio Crispi) e da gigli alternati a targhe con il nome del papa. Al centro, lo stemma farnesiano.
Il fregio affrescato, incorniciato da mensoloni e tendaggi dipinti, si sviluppa in nove riquadri con episodi della favola di Amore e Psiche, tratta da L'Asino d'oro di Apuleio, a cui si aggiunge una decima scena raffigurata sopra la finestra. Le storie si alternano a pannelli con grottesche su fondo dorato e a grandi figure di vittorie alate, secondo uno schema decorativo simile a quello sperimentato da Perino in alcune sale di Palazzo Massimo a Roma, negli anni immediatamente precedenti (sala dell'Eneide).
Nei riquadri del fregio si narra la storia di Psiche, giovane di una bellezza tale da suscitare l'invidia di Venere che, inviandole contro il figlio Amore per punirla, provoca involontariamente l'innamoramento tra i due. Psiche, penalizzata dalla sua curiosità, contravviene alla raccomandazione del suo sposo di non guardarlo, facendolo fuggire; per guadagnare il diritto a ricongiungersi con lui e a risiedere nell'Olimpo, dovrà superare durissime prove alle quali è sottoposta dagli dei.
Esistono illustri precedenti della raffigurazione di questa favola: il primo è costituito dalla Loggia di Psiche nella villa di Agostino Chigi, detta Farnesina (Raffaello e aiuti, 1516-17), seguito dalla decorazione della sala di Psiche nel Palazzo Te a Mantova (Giulio Romano, 1527-30). In entrambi i casi, però, la fiaba raffigurata si lega al tema matrimoniale.
La presenza di una storia così carica di sensualità nella camera privata di un papa si giustifica analizzando attentamente la scelta dei singoli episodi illustrati e leggendo la favola di Psiche alla luce della cultura neoplatonica del pontefice, che ne dava una lettura allegorica in chiave cristiana. Psiche era così considerata come una personificazione dell'anima (in greco Psyché significa, appunto "anima") e le prove sostenute costituivano un difficile ma necessario percorso per meritare finalmente la salvezza eterna, attraverso l'elevazione spirituale. Nel fregio dominano, infatti, le prove di espiazione della fanciulla al fine di ottenere il perdono degli dei e, con questo, l'immortalità. Ciò, tuttavia, non basta a smorzare completamente il senso di gioiosa sensualità che emana da queste pitture, come nel caso della celebre scena Psiche scopre Amore e Amore fugge.
La sala ospita parte della collezione di dipinti e di arredi del Museo databili alla prima metà del XVI secolo, tra i quali si possono osservare la Fanciulla con Unicorno, di Luca Longhi, il Cristo Portacroce di Paris Bordon, il Cristo coronato di spine di Giampietro Rizzi, detto Giampietrino, la Circoncisione di Marcello Fogolino e un pregiato arpicordo dipinto.

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pagina creata il 05/05/2009, ultima modifica 31/08/2012