Dosso Dossi - Il Bagno
Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi Un gruppo di uomini e donne si intrattiene sulla riva di un corso d'acqua, in una radura appartata: alcuni suonano, le nudità alludono al tema erotico, così come la coppia in primo piano di amorini che gioca con un cane e con una scimmia, simboli apparentemente contrastanti di fedeltà e di lussuria. Opera di uno degli artisti più enigmatici del Rinascimento italiano, questo "Bagno" è stato a lungo identificato come la "bagnaria d'huomeni" ammirata da Giorgio Vasari nel camerino d'alabastro di Alfonso d'Este a Ferrara, ma va invece ritenuto frutto di un periodo di formazione veneziana di Dosso, di poco precedente il 1514, data del suo arrivo alla corte estense. Le influenze più evidenti, nel tema scelto e nelle soluzioni compositive, sono quelle di Giorgione, di Tiziano e dell'ambito filosofico e culturale nel quale questi operavano negli anni 1510-1513, con particolare riferimento alle loro scene di sensuali concerti campestri idealizzati in chiave neoplatonica. Pur raffigurando esseri umani e non divinità mitologiche, Dosso fonde alla naturalezza dei gesti il richiamo all'antico, come nel caso del noto modello dello "spinario", ripreso dalla giovane che si asciuga un piede in primo piano. Questa rete di richiami dona alle sue opere un'atmosfera sognante che le contraddistingue nel ricco panorama della pittura italiana del primo Cinquecento e costituisce un bagaglio che l'artista sviluppò subito dopo, presso il sofisticato ambiente della corte ferrarese, della quale fu uno dei massimi esponenti insieme al poeta Ludovico Ariosto. |